Intervista con Daniela Gangale
In Il Giornale della musica
10-2011
On On Last desire
Last desire, tragedia in un atto
nuova produzione Staatsoper Berlin, 5 ottobre 2011
Il prossimo 5 ottobre sarà rappresentato alla Staatsoper di Berlino una nuova produzione di Last desire, tragedia in un atto per voci, viola e live elettronics di Lucia Ronchetti, uno dei compositori italiani più apprezzati in Germania. Da quando, nel 2005, le è stato conferito il prestigioso D.A.A.D., Deutscher Akademischer Austauschdienst presso il Künstlerprogramm della capitale tedesca, Berlino è diventata una seconda patria per la compositrice romana. «È una città dove vivono e lavorano moltissimi artisti e produttori indipendenti e questo rende l’offerta culturale incredibilmente ampia ed in continua evoluzione. Il pubblico berlinese è attento, ama la musica contemporanea e frequenta i concerti; la critica è indipendente e non esita a stroncare un lavoro non riuscito: questo è molto stimolante per un artista, che si sente parte di un dibattito vivo da cui può trarre elementi di riflessione per il proprio lavoro». Pur sentendo Berlino una patria d’adozione, Ronchetti non dimentica la propria italianità: «Agli artisti e ai critici tedeschi risultano evidenti i caratteri peculiari dei compositori italiani contemporanei ed il chiaro riferimento ai lavori di Nono, Berio e Sciarrino perché la loro ricerca compositiva ed attitudine sperimentale ha fortemente influenzato le nuove generazioni. Anche io sento di avere radici in quella tradizione.»
Il testo di Last desire è tratto dalla Salomé di Oscar Wilde. «L' ideazione e la drammaturgia di quest’opera, composta nel 2004 grazie alla commissione della Staatsoper di Stoccarda, sono il risultato di una ampia discussione collettiva con la librettista, il regista e i cantanti. Il tema dell’opera, l’attesa, inserito a vari livelli nella storia di Salomé, è stato scelto durante un mese di residenza del team nel teatro e, dopo la composizione di una prima versione della partitura, abbiamo potuto realizzare delle prove sceniche sperimentali da cui sono scaturite indicazioni importanti per la prosecuzione del lavoro. I tre personaggi in scena attendono Salomé, che non arriverà mai, declinando i più diversi toni di questa condizione d’attesa, mista a morbosità e desiderio; esternamente a loro, intorno al palazzo di Erode, si intuisce la presenza una folla di soldati, lavoratori, mendicanti e viaggiatori che attendono Cesare, o il Messia profetizzato dal profeta Giovanni o comunque una ragione per andare avanti. L'attesa interiore e l'attesa storica si intrecciano e proiettano la loro negatività all'interno ed all'esterno del palazzo, generando una situazione di panico nei protagonisti e spingendoli a trasformare le loro identità e la loro vocalità fino ai limiti estremi ed alla perdita di controllo».